sabato 11 luglio 2009

In bocca al lupo Régis


E’ passato poco tempo dal terribile incidente costato la vita al giovane e talentuoso Craig Jones - tragedia occorsa nell’Agosto 2008 a Brands Hatch durante le fasi finali del GP di Inghilterra valevole per il campionato Supersport - e lo spettro della morte è tornato nuovamente ad aleggiare sul mondo del motociclismo.

Fortunatamente Régis Laconi, dopo un’estenuante lotta per la vita, ce l’ha fatta. A circa due mesi dallo spaventoso incidente avvenuto a Kyalami durante le prove libere del GP del Sudafrica della categoria Superbike, il pilota transalpino sembra sulla giusta strada per una riabilitazione completa. Nonostante la comprensibile cautela dei medici, con estrema probabilità il pilota francese potrà tornare a cavalcare la sua Ducati - con i colori del team DFX Corse - entro fine anno.

Un recupero record, considerando la gravità delle ferite riportate nel durissimo impatto. Il centauro di origini sarde, vicecampione della Superbike nel 2004, era caduto il 15 maggio scorso. Un incidente banale, come se ne vedono a decine ogni weekend di gare. Nella scivolata Régis era stato sbalzato dalla moto ed aveva picchiato violentemente il capo sull’asfalto, procurandosi fratture alle vertebre ed un grave trauma cranico. In condizioni preoccupanti, era stato immediatamente trasferito all’ospedale di Johannesburg, dove è rimasto alcuni giorni in coma farmacologico, rischiando seriamente la paralisi per le importanti lesioni alle vertebre cervicali.

In questa occasione abbiamo assistito ad un vero e proprio “happy ending”. Ma ad ogni incidente e scivolata il nostro pensiero non può che correre ai piloti, alle loro famiglie, ai loro amici. Ragazzi di un’umanità e lealtà incredibile, agguerriti in pista, gomito a gomito fino all’ultima curva, ma solidali tra loro una volta scesi dalla sella dei loro potentissimi destrieri. Persone che tra mille sacrifici hanno dedicato tutta una vita alla loro passione.

Il mondo delle corse, però, è spesso traditore. Così, mentre un giorno puoi trovarti a tagliare il traguardo dopo una gara emozionante, combattendo fino all’ultimo centimetro tra gli applausi del pubblico e del tuo team, l’indomani puoi finire in un letto d’ospedale a lottare contro la morte. E magari non farcela. E’ successo a Daijiro Kato a Suzuka, a Fabrizio Meoni durante la Dakar, a Craig Jones a Brands Hatch, e capiterà purtroppo ad altri in futuro. Per quanto si possano innalzare gli standard di sicurezza quello degli sport motoristici - e del motociclismo in particolare - rimane un ambiente pericolosissimo, dove il minimo errore può costare molto caro, a volte persino la vita.

Sarebbe uno sbaglio madornale pensare che i piloti non ne siano consapevoli, quasi fossero degli sconsiderati incoscienti. I centauri, come tutti nell’ambiente, conoscono bene i rischi che correranno in pista. Ma una volta indossato il casco, acceso il motore, abbassata la visiera, come fossero “macchine” perfette, rimuovono ogni pensiero e orientano la loro mente a spingere oltre il limite e raggiungere il miglior risultato possibile.

Ci rimane soltanto una misera soddisfazione, una “vittoria di Pirro”, se pensiamo che in fondo, tutti i piloti che ci hanno purtroppo lasciato sulla pista, sono morti facendo quello che amavano realmente. Correre.

A Régis è andata benissimo e non possiamo che esserne felici. Gli facciamo i nostri più sinceri auguri di guarigione e speriamo possa tornare ad emozionarci al più presto in sella alla sua Ducati 1098.

Alessio Lannutti

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