martedì 7 dicembre 2010

La contesa di Roma tra le mafie internazionali nel silenzio generale


Da quanto appreso dalle varie fonti giudiziarie (in particolare dalla Direzione Nazionale Antimafia), la città di Roma, una capitale europea a dir poco militarizzata, è un importante snodo di manovre criminali di organizzazioni provenienti da tutto il mondo. A differenza proprio delle regioni meridionali, Roma non è sotto il predominio di una cupola o di un’organizzazione predominante, ma è contesa sia tra i fantomatici “poteri forti” italiani che tra le varie mafie del sud o internazionali.

Ad esempio, l’interesse della mafia russa a Roma è focalizzato su un’attività delittuosa particolarmente remunerativa “costituita dalla tratta degli esseri umani”. Da quanto si apprende, moltissime indagini aperte riguardano proprio l’immigrazione clandestina, lo sfruttamento ed il favoreggiamento di donne provenienti dai Paesi dell’ex Unione Sovietica. Per essere precisi, può essere citata l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Roma in data 7 luglio 2007 nei confronti di un’associazione criminale finalizzata alla commissione di delitti di estorsione, scambio di documenti falsi ed immigrazione clandestina.

Un altro esempio interessante da riportare è la presenza della mafia cinese. Un’organizzazione che a noi europei quasi affascina, anche perché la si vede come qualcosa di distante dal nostro territorio e soprattutto qualcosa di cui non dobbiamo preoccuparci. E probabilmente è proprio questa la sua forza. Dalle varie relazioni dei giudici antimafia non risulta nessun collegamento delle organizzazioni criminali cinesi operanti in Italia con le Triadi. I gruppi criminali sono mimetizzati all’interno della comunità d’origine e a Roma queste associazioni sostituiscono per i cinesi la presenza dello Stato. Le attività illecite poste in essere sono collegate più che altro al traffico di esseri umani: questo riguarda prevalentemente clandestini che per pagare i debiti con gli organizzatori del viaggio vengono sfruttati per anni come manovalanza a costi irrilevanti per il datore di lavoro. Va citata un’indagine che ha portato all’arresto di 4 cittadini cinesi nel 2007, dediti allo sfruttamento della prostituzione, svolta in appartamenti privati. Prostituzione che si va diffondendo sotto la copertura offerta da centri di massaggi aperti anche agli occidentali.

La magistratura e le forze dell’ordine sono quotidianamente impegnate contro questi fenomeni, sempre più rilevanti nella nostra capitale. Questi dati, insieme agli innumerevoli articoli nella sezione “Cronaca di Roma” dei più importanti quotidiani, devono farci riflettere - e magari indignare - quando leggiamo le dichiarazioni di alte cariche istituzionali (più cha altro locali) per le quali a Roma la criminalità organizzata non esisterebbe o tutt’al più sarebbe un fenomeno di scarso rilievo.

Francesco De Ficchy

giovedì 2 dicembre 2010

Gli studenti di Tor Vergata contro la riforma Gelmini


Il giorno 1 dicembre 2010 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” si è svolta un’assemblea plurale e partecipata sulla riforma Gelmini. La mobilitazione continua anche all’indomani dell’approvazione di questa legge che studenti e ricercatori ritengono dannosa per il futuro della ricerca e dell’istruzione universitaria.

Il confronto, pur nella diversità delle idee, è stato costruttivo e sono emersi punti condivisi tra le varie parti, sebbene siano affiorate con maggiore forza le posizioni della punta più avanzata della contestazione alla riforma, nello specifico Francesco Saverio Lettieri, senatore accademico di Tor Vergata, esponente del PD, nonché promotore della manifestazione.

A margine dell’assemblea Lettieri ha dichiarato: “L’incontro che si è tenuto oggi presso la Facoltà di Giurisprudenza è stato realizzato per comunicare il vivo dissenso che una parte della comunità accademica di Tor Vergata esprime in merito alla riforma, deprecando gli effetti dannosi a livello economico, gestionale nonché scientifico che da essa discendono sul mondo universitario”.

Le proposte principali avanzate dagli organizzatori sono le seguenti: università pubblica per il presente ed il futuro, perché oltre al merito venga premiato anche il bisogno; lotta alla precarietà che affligge i lavoratori della conoscenza; libertà di ricerca ed estraneità degli atenei dalle logiche di mercato, perché l’università non diventi un luogo di formazione per le aziende.

A conclusione dei lavori dell’assemblea l’intera platea si è spostata presso il Rettorato per interloquire personalmente con il Rettore, sostenitore di questa riforma, nell’ambito di un’occupazione simbolica e pacifica.

Gennaro Rizzo

lunedì 15 novembre 2010

Penetrazione mafiosa nel Lazio: il silenzio dei mass media


Il luogo comune nella frase "quattro Regioni del Sud sono sotto il controllo della criminalità organizzata" è senz’altro confermato ormai da decenni. Non bisogna però sottovalutare l’infiltrazione di queste organizzazioni anche nelle altre regioni italiane. Gli ultimi dati trasmessi dagli uffici della Direzione Nazionale Antimafia sono allarmanti, soprattutto per quanto riguarda la Regione Lazio. Quest’ultima risulta la seconda in Italia, dopo la Campania, per consumo di droga e decessi dovuti ad assunzione di stupefacenti. Inutile specificare che la vendita illegale di stupefacenti (droghe leggere e pesanti) è connessa irrimediabilmente all’attività della criminalità organizzata.

Tuttavia la penetrazione mafiosa nella regione Lazio è abbastanza risalente nel tempo. Già negli anni '60 il carismatico boss mafioso Frank Coppola venne inviato nel Lazio in soggiorno obbligato. Con l’attività della banda della Magliana alla fine degli anni '70 la criminalità organizzata risultava già inserita nel tessuto economico-sociale romano. Oggi la situazione è ancora più preoccupante. Negli ultimi anni la mafia è penetrata anche nei consigli comunali e quindi nei palazzi della politica. Nel novembre del 2005 il Consiglio dei Ministri sciolse il Consiglio comunale di Nettuno. I mass-media titolarono esplicitamente "Mafia a Nettuno". Il comune di Nettuno, però, è soltanto un esempio. Il Corriere della Sera riportò la dichiarazione dell’ex Procuratore di Velletri Mezzetti, che affermava che "in quell'area ci sono almeno 5 consigli comunali da sciogliere".

Il caso più recente di infiltrazioni mafiose nei consigli comunali riguarda il comune di Fondi, in provincia di Latina. L’8 settembre 2008 il Prefetto di Latina Bruno Frattasi, con una dettagliata relazione di 507 pagine, richiese formalmente lo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi. Tuttavia il Governo negò lo scioglimento, nonostante anche la DNA evidenziò la situazione preoccupante per evidenti ed accertati rapporti tra amministratori locali ed elementi appartenenti a gruppi criminali. E come ultimo regalo alla giustizia il 20 dicembre 2009, per ordine del Consiglio dei Ministri, il Prefetto di Latina Bruno Frattasi venne rimosso dall’incarico e trasferito d’ufficio, allontanando così il più capace e profondo conoscitore della vicenda Fondi, che affermò amaramente: "mi guardo intorno solo solo".

E’ da notare quindi una climax della penetrazione mafiosa in questa regione. Non può essere considerata più un’emergenza, ma uno stato permanente, ormai da combattere soprattutto con l’informazione quotidiana e non solo in occasione di un omicidio eccellente o di un caso eclatante che fa notizia.

Francesco De Ficchy

giovedì 4 novembre 2010

Rave parties, tra illegalità, droga ed alcool



Rave party: molti conoscono, ma non tutti sanno. Quante volte abbiamo sentito questa parola? Tante. Eppure non abbiamo idea della loro pericolosità. O forse ce l'abbiamo, ma non la capiamo appieno.
Rave party è il termine utilizzato dall’inizio degli anni '80 per descrivere feste caratterizzate dalla presenza di musica elettronica, con ritmo incalzante e giochi di luce. Letteralmente vuol dire "festa-delirio". Questi eventi nascono negli U.S.A. ed in Europa in un clima di generale contestazione, incentivate da movimenti culturali tesi a denunciare problemi politici, difficoltà economiche e disagi sociali.

Sin qui tutto bene, niente da obiettare. La musica in questione, poi (acid house, techno, jungle, drum & bass), può piacere o meno, ma si tratta di gusti che sarebbe ingiusto sindacare in questa sede. Il problema è che la musica, assordante e dal ritmo potente, diventa un elemento chiave che, insieme ad altri ingredienti ben più pesanti - come illegalità, droghe ed alcool - contribuisce a formare un cocktail micidiale e pericoloso. Purtroppo, molto spesso, l'ultimo che un ragazzo possa "bere" nella sua vita.

Qualche giorno fa, nei quartieri romani del Casilino e di Tor Cervara, sono stati sventati due rave parties. Ed è stata una fortuna, per i ragazzi partecipanti, che la Polizia abbia impedito il loro svolgimento. Tuttavia, non sempre i rave parties vengono bloccati in tempo, ed in quei casi bisogna apprendere dai giornali notizie spiacevoli: come quella apparsa sui quotidiani il 3 ottobre scorso, riguardante il coma di una ventiduenne romana a Fara Sabina; oppure quella della morte di un diciannovenne di Carpi, morto nel modenese pochi giorni dopo.

Ma andiamo per gradi. Innanzitutto l'illegalità di queste manifestazioni, anche se rappresenta un male minore, non può essere trascurata. Il rave party ignora il concetto di proprietà privata, occupando gli spazi abbandonati delle grandi città (come ad esempio fabbriche o edifici pubblici non più utilizzati): e l'occupazione di suolo pubblico o di una proprietà altrui è reato. Il questore di Roma Francesco Tagliente, in occasione degli ultimi episodi verificatisi, ha invitato i proprietari di edifici e terreni in disuso a vigilarli e metterli in sicurezza. Altra faccia della medaglia, è poi la mancanza di autorizzazione ad organizzare tali raduni da parte degli organi locali. C'è però da dire che non sempre tale autorizzazione manca: in tal caso, di pari passo, non vi può essere occupazione indebita di proprietà. Un esempio è lo "Street Rave Parade" di Bologna, autorizzato ormai ogni anno dal questore di Bologna e pienamente legale.

E' da qui però che ci ricolleghiamo al secondo problema dei rave parties: droghe ed alcool. Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, ha più volte cercato di impedire lo svolgimento di tali raduni, giungendo persino a riprendere il questore della sua città per aver utilizzato metodi troppo morbidi a tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico. E' infatti compito di ogni sindaco garantire la salute dei propri concittadini e la sicurezza e la serenità di chi si trova a dover ascoltare la musica troppo alta di un vicino rave ad ore improbabili della notte (ma anche di giorno, come spesso accade), o a fronteggiare giovani ubriachi e sotto l'effetto di stupefacenti. Nei raves ordine pubblico e sicurezza non sono parole conosciute, né concetti auspicati. Sicuramente lo spaccio di droghe è illegale, ma non è tanto questo il problema. Il problema è il divertimento dei ragazzi. Divertimento che si ottiene solo se si raggiunge lo "sballo", o ci si "brucia" il cervello. E' interessante leggere il rapporto stilato ogni anno dall'Asl di Bologna sul quadro epidemiologico locale (prendiamo ad esempio Bologna e dintorni, ma il quadro non cambia molto nelle altre regioni italiane). I ragazzi iniziano ad utilizzare le droghe leggere molto presto, già all'età di 15-16 anni, per poi passare anno dopo anno a droghe più pesanti. Quello che dispiace notare è che l'uso di droghe e di alcool è sempre più frequente: i casi di ricovero di fatto sono aumentati negli ultimi anni. C'è però anche un aspetto positivo: le forze dell'ordine confermano anno dopo anno il loro operato, come si evince dal sito della Polizia di Stato, leggendo i dati riguardanti gli arresti di spacciatori e le confische di sostanze stupefacenti.

Ma può essere sufficiente soltanto una repressione cieca del fenomeno o forse serve anche aiutare a far comprendere la sua pericolosità? La prevenzione diviene allora fondamentale. L'Italia, dal canto suo, ha adottato misure in accordo con il PdA (piano d'azione) europeo in tema di tossicodipendenza e con lo EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction). Il piano quadriennale (2009-2012) si divide in 5 aree: coordinamento nazionale tra regioni, enti e Stato; riduzione della domanda tramite la sensibilizzazione delle scuole, delle famiglie ed il coinvolgimento dei ragazzi stessi; riduzione dell'offerta con la lotta alla criminalità organizzata; cooperazione internazionale; infine, informazione, formazione, ricerca e valutazione per aiutare gli operatori del settore ad essere più efficaci.

La volontà pare esserci, ma purtroppo non è mai abbastanza. Le chiacchiere sono le solite. Spetta a noi stessi non cadere nella trappola, ma anche alle persone che ci stanno intorno impedircelo, con i fatti, nonché alle istituzioni. Auspicando che le belle parole diventino presto fatti.

Andrea Giocondi

domenica 18 luglio 2010

Concorso giornalistico del Rotary Club Castelli Romani: opportunità o specchietto per le allodole?


All’incirca una settimana fa è giunta alla mia attenzione una lettera del Rotary Club dei Castelli Romani. L’oggetto della missiva riguardava l’estrazione del mio nominativo dall’annuario dell’Ordine dei Giornalisti, in quanto giornalista professionista, per la partecipazione ad un concorso giornalistico a premi (3000 euro per il vincitore, 1500 euro per il secondo classificato).

Il contenuto del messaggio enfatizzava la volontà del Rotary di incoraggiare l’attività professionale dei giornalisti più giovani ed invitava a consultare il sito internet del Club per prendere visione del regolamento ed effettuare l’accreditamento (con il termine ultimo fissato per il 30 luglio). Iniziativa in apparenza lodevole. Oppure no?

Perché vedete, un premio di 3000 euro può fare veramente comodo ad un giovane giornalista, a fortiori in uno scenario come quello di oggi. Ci si avvicina alla professione pieni di buone intenzioni, di volontà, di speranza e si finisce nella morsa del precariato, sviliti intellettualmente, sottopagati, spesso a cottimo, in un rapporto di sperequazione con le grandi e piccole realtà editoriali del nostro paese.

In basso, nella parte sinistra della lettera campeggiava (e campeggia tuttora, 18-07-2010 ore 18,40, anche sul sito internet del Rotary Club Castelli Romani) la dicitura “Concorso patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio”. Che dire, un’indubbia garanzia di serietà in grado di fugare dubbi e perplessità sullo svolgimento del concorso, opportunità per conseguire un riconoscimento per i propri sforzi in un mondo sempre più duro e competitivo.

Spesso le apparenze ingannano. Bisogna specificare che il concorso è indetto dal Rotary Club, che mette personalmente a disposizione i premi. I soldi sono i loro, hanno il pieno diritto di farci ciò che ritengono opportuno. Tuttavia ciò non esenta gli organizzatori stessi dal ricevere critiche o giudizi da parte dei diretti interessati. Il concorso è pienamente legittimo, come la libertà per i giornalisti invitati di parteciparvi o meno. Questo è fuori discussione.

Prendendo visione del regolamento, però, emergono delle discrepanze e degli aspetti quantomeno discutibili. E’ un concorso indetto per premiare la capacità dei giovani giornalisti (nati dopo il 01/09/1975), tuttavia è necessario produrre una documentazione per l’accreditamento forse persino più scrupolosa e dettagliata di quella necessaria per l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti stesso, contenente: la dichiarazione di aver svolto attività giornalistica nel periodo gennaio-giugno 2010; le fotocopie degli ultimi 6 articoli regolarmente pubblicati con l’indicazione della testata giornalistica, della sua tipologia e periodicità, e del numero di copie effettivamente stampate (in caso di servizi audiovisivi la copia del servizio con l’indicazione dell’emittente e della data di trasmissione); dulcis in fundo, dimostrare la collaborazione con quotidiani, settimanali o testate radiotelevisive di primaria importanza.

Sembrerebbe proprio che non è tutto oro quel che luccica. Sei un giornalista che collabora con una piccolissima realtà locale, un blogger, peggio ancora un disoccupato? Sei tagliato fuori. Ma nei concorsi a premi non si dovrebbe premiare semplicemente il più bravo, a prescindere da quanti santi ha in paradiso? Oppure dietro il pretesto del concorso stesso si cela una finalità differente?

La risposta, nella sua ovvia chiarezza, la forniscono i punti successivi del regolamento.

Innanzitutto l’oggetto dell’elaborato giornalistico deve riguardare le attività del Rotary in generale o le attività specifiche del singolo club. Si viene invitati alle loro iniziative e si fa il pezzo, pubblicandolo. Legittimo, ma quantomeno opinabile. In gergo giornalistico operazioni di questo tipo hanno un nome esatto, si chiamano “marchette”. E di certo non elevano l’etica deontologica della nostra professione. Le fanno in molti, ma non significa sia opportuno iniziare anche i giovani a pratiche di questo tipo.

In secondo luogo le modalità di valutazione, ad insindacabile giudizio degli organizzatori stessi (e fin qui ci mancherebbe), tengono conto del numero di servizi effettuati e dell’importanza del mezzo sul quale il servizio stesso è stato pubblicato/trasmesso (numero di potenziali lettori/telespettatori). Il povero giovane giornalista del giornaletto di quartiere potrà anche scrivere il pezzo della sua vita, ma non potrà mai competere con il collega in forza ad una realtà editoriale nazionale. E questo significa incoraggiare i giovani? Dovrebbe vincere chi guida meglio, non chi ha la macchina più veloce.

Il concorso è semplicemente un espediente, a mio avviso meschino, per ottenere pubblicità sui vari mezzi di comunicazione con una minima spesa. Sfruttando per di più l’anello probabilmente più debole della categoria professionale, i giovani giornalisti.

Alessio Lannutti


P.S. Ricordate il patrocinio del concorso da parte dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio? Ecco cosa appare nella home page dell’Ordine, che ringrazio personalmente. Ritengo non abbia più alcun senso spendere ulteriori parole in merito alla vicenda, il comunicato stampa parla da solo.


www.odg.roma.it

COMUNICATO URGENTE
MOLTI COLLEGHI ( NON SAPPIAMO QUANTI, MA COMUNQUE UN BUON NUMERO) HANNO AVUTO NOTIZIA, TRAMITE LETTERA, DI UN CONCORSO GIORNALISTICO A PREMI INDETTO DAL ROTARY CLUB ROMA CASTELLI ROMANI. NEL DEPLIANT ILLUSTRATIVO E’ SCRITTO ANCHE CHE IL SUDDETTO CONCORSO HA OTTENUTO IL PATROCINIO DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL LAZIO. NOTIZIA ASSOLUTAMENTE INFONDATA PERCHE’ L’ORDINE NON HA MAI CONCESSO SIMILI PATROCINI AL ROTARY DI CUI SOPRA. IL CONSIGLIO COMPOSTO DA NOVE GIORNALISTI NEGA NEL MODO PIU’ ASSOLUTO UNA CIRCOSTANZA DEL GENERE. INVITIAMO PERTANTO GLI ORGANIZZATORI A NORMA DI LEGGE A SMENTIRE IMMEDIATAMENTE QUANTO DIFFUSO, MENTRE CON L’AIUTO DEI PROPRI LEGALI L’ORDINE VERIFICHERA’ QUALI ALTRI PROVVEDIMENTI PRENDERE AL PROPOSITO.

Aspettando Castelli in Africa 2010: convegni, film, musica e teatro


Il Festival "Castelli in Africa" giunge quest'anno alla sua terza edizione grazie al contributo della Regione Lazio, della Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e ai comuni patrocinanti di Lanuvio, Genzano di Roma, Albano Laziale e Velletri. La Comunità Giovanile Zampanò, quale associazione organizzatrice dell'evento propone anche quest'anno una miscela di culture musicali e arti all'insegna della contaminazione che abbracciano non solo l'Africa ma tutto il bacino del Mediterraneo.

In attesa di settembre, però, Castelli in Africa propone quattro appuntamenti anche nel mese di luglio e agosto nei diversi paesi dei Castelli Romani: una ricca anteprima fatta di film, convegni, musica e teatro.

Tutti gli eventi precedono l'ormai consueto appuntamento con i quattro giorni di musica, stages, danza, convegni e mostre che si svolgeranno dal 2 AL 5 SETTEMBRE A LANUVIO presso la suggestiva Villa Sforza Cesarini. Le date lanuvine costituiscono il fulcro del festival che non propone solo buona musica, ma è un vero momento di aggregazione all'insegna della multiculturalità, dell'integrazione e della solidarietà internazionale.

Si inizia il 18 luglio a Genzano di Roma presso l'auditorium dell'Infiorata con la proiezione, alle ore 20.30, dei cortometraggi partecipanti al concorso "AFRICA IN CORTI" bandito dalla stessa Comunità Giovanile Zampanò.

Si prosegue poi la settimana successiva, il 23 luglio alle ore 09.30, con un convegno organizzato in collaborazione con l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata dal titolo "ROMANI D’AFRICA", STORIA, CULTURA E COMMERCI" che si terrà presso la sala convegni della BCC "G. Toniolo".

Il 25 luglio a Velletri si punta tutto sull'arte teatrale alle ore 20.30 andrà in scena lo spettacolo teatrale "POETICA DANZA SELVAGGIA", liberamente tratto dal romanzo "ASPETTANDO IL VOTO DELLE BESTIE SELVAGGE" di AHMADOU KOUROUMA. Lo spettacolo sarà messo in scena grazie alla sinergia di diversi laboratori teatrali dei Castelli Romani con alcuni membri della Comunità Giovanile Zampanò e sarà musicato dal vivo con i percussionisti del gruppo Wamde, guidati da Pasquale Natoli.

Sempre in ambito musicale il 2 agosto sarà la volta di Albano Laziale che all'interno della rassegna "Albano Estate" ospiterà una serata di Castelli in Africa con il concerto degli SKADDIA, band musicale del Salento che fonda le sue basi sul recupero di musiche e canti affidati ormai solo ed esclusivamente alla tradizione orale, come pizziche, stornelli e nenie: si va dalla pizzica più conosciuta di San Vito dei Normanni a quella di Villa Castelli, da quella di Ostuni a quella di Ceglie Messapica.

Anche negli eventi di apertura il Festival Castelli in Africa riesce a mescolare diverse forme artistiche e culturali nel pieno spirito che anima l'evento ormai diventato un punto di riferimento delle manifestazioni culturali della Provincia di Roma e dell'intero Lazio.

Per informazioni:

http://www.castelliinafrica.it/



Francesca Ragno (cell. 3497865669)

Ufficio Stampa

Castelli in Africa

Officina Movimento

sabato 5 giugno 2010

Messaggi subliminali: effetti e pericoli


Per chi non lo sapesse, un messaggio si dice subliminale se viene percepito troppo debolmente per essere avvertito consciamente. Come esempio possiamo portare uno dei primi condizionamenti subliminali video mai realizzati: nei primi anni 50, nelle sale cinematografiche americane, venivano proiettati film che, ad intervalli di cinque minuti, erano interrotti da un unico fotogramma raffigurante una bottiglia di Coca-Cola. L'occhio umano, però, può percepire soltanto immagini impresse su almeno 12 fotogrammi di pellicola cinematografica, pertanto gli spettatori non si accorgevano affatto delle interruzioni nel discorso. Senza soffermarci sulla procedura attraverso la quale ciò avviene concretamente (argomento di numerosi studi psicologici) veniamo agli effetti.

I messaggi subliminali in generale riproducono la stessa fenomenologia volta a scavalcare l’esame della coscienza per raggiungere direttamente il subconscio. Questo - e qui sta il “vantaggio” di tutta la procedura - comincerà a percepire il contenuto del messaggio come desiderabile. Riferendoci all’esempio di prima, il consumo di Coca-Cola in tali sale cinematografiche aumentò in media di circa il 39%. A tutti sarà capitato di imbattersi in messaggi subliminali su YouTube, non senza provare una certa sorpresa che però svanisce con la fine del video: l’opinione dominante è che l’effetto dei messaggi subliminali sul pubblico bersaglio sia pressoché trascurabile. Vogliamo invece dimostrare che ci sono fondati motivi per riconoscere che le cose non stanno esattamente in questi termini.

Innanzitutto va detto che il messaggio subliminale delle bottiglie di Coca-Cola non fornisce che un esempio, per di più obsoleto, dell’insieme delle tecniche esistenti per inserirli in una qualsiasi comunicazione a mezzo audio/video: alcune di queste sono delle vere “finezze”. Basterà dire che è possibile registrare una canzone (per esempio su cd) in modo tale che facendo girare il brano al contrario siano udibili parole che hanno senso compiuto, ma un significato completamente differente da quello originario. Anche qui è impossibile accorgersene ascoltando normalmente il brano, ma, in accordo con quanto detto sopra, la memoria correda quanto udito dall’orecchio con nuovi significati. Ciò può avvenire anche in modi piuttosto bizzarri, ma di certo immediati: per esempio con una semplice inversione del senso di riproduzione.

In virtù di questi artifici, i messaggi subliminali si sono potuti diffondere (e continuano a farlo) piuttosto agevolmente nel mondo della musica e dell’intrattenimento, come anche in quello dell’informazione. E va precisato che non si tratta di “merce rara”: per esempio, i famosissimi complessi rock dei Queen e dei Led Zeppelin, ne avrebbero fatto largo uso nelle loro canzoni, soprattutto attraverso tecniche simili a quella descritta sopra; ancora, per quanto riguarda i veicoli video, se ne trovano diversi nei film di animazione della Disney. Ovviamente con tutto ciò non vogliamo dire che i messaggi subliminali siano ovunque. Tuttavia possono essere ovunque, anche se la probabilità di venirvi a contatto non è a livelli particolarmente elevati. In pratica, la situazione è simile a quella di un paese colpito da un’epidemia: ogni giorno la probabilità di essere contagiati è bassa, ma non possiamo uscire dall’area affetta ed il virus continua a vagare, quindi prima o poi...

Ma di che malattia si tratta? O, in altre parole, qual è il contenuto dei messaggi subliminali?
Inizialmente saremmo portati a pensare che i messaggi a scopo pubblicitario siano i più diffusi. In realtà sono molto più comuni quelli a contenuto pornografico e si nota anche un’inopinata presenza del satanismo. E’ opportuno esemplificare attraverso gli esempi già fatti sopra. I messaggi subliminali presenti nei film di animazione della Disney sono per lo più a contenuto schiettamente pornografico, nonostante siano destinati ad un pubblico di bambini. Per quanto riguarda i Queen ed i Led Zeppelin, ma purtroppo anche il rock in generale, i messaggi di contenuto satanico sono numerosi, accompagnati da molti altri, per lo più volti a diffondere il consumo di droga, la depravazione sessuale e perfino l’istigazione al suicidio.

Gli scopi ci sembrano quindi decisamente condannabili. Infatti la legislazione, italiana prima ed europea poi, ha previsto una disciplina sanzionatoria dell’utilizzo delle tecniche subliminali, principalmente in ambito pubblicitario. La legge Maccanico sul riordino del sistema radiotelevisivo, in attuazione della direttiva europea “televisioni senza frontiere”, nonostante restringa l’ambito di applicazione della precedente legge che vietava l’impiego di qualsiasi tecnica subliminale, mantiene comunque una disciplina repressiva.

E’ insomma giusto riconoscere che l’effetto dei messaggi subliminali non è affatto trascurabile, ma è anzi qualcosa di nocivo per chiunque ne venga a tiro, soprattutto per le persone più deboli e psicologicamente fragili, come ad esempio i bambini. Attraverso i messaggi subliminali si finisce col favorire la distruzione fisica attraverso la droga ed il suicidio; la corruzione morale fino alle più basse perversioni sessuali; il danno spirituale e l’anticristianesimo, fino al satanismo. Non si può non notare che a ciascuno di questi effetti corrisponda immediatamente una tendenza di massa più o meno diffusa nella società in cui viviamo. Siamo proprio sicuri che tutto ciò contribuisca ad accrescere la nostra libertà ed i nostri diritti? E d’altra parte, è proprio vero che un atteggiamento giustamente critico verso la diffusione del consumo della droga, un sano pudore da parte di entrambi i sessi ed il riconoscimento del valore e della portata della fede cristiana e della morale costituiscano invece dei vincoli o delle limitazioni?

Marco Valerio Giannone & Francesco De Ficchy

giovedì 27 maggio 2010

I giornalisti di domani premiati con il concorso "Giornalisti nell'erba"


Lo scorso 22 maggio si è svolto nella sala Cedri dell’Hotel Villa Vecchia di Monte Porzio Catone, in provincia di Roma, la cerimonia di premiazione dei vincitori di Giornalisti nell’Erba 2010. Questo concorso nasce nel 2006 su idea di Paola Bolaffio. Il progetto punta a una sorta di “esercizio-competizione” dal duplice obiettivo: sollecitare l’uso di tecniche di comunicazione ed offrire l’opportunità di un incontro diverso con l’ambiente. La “competizione” favorisce la presa di coscienza, lo spirito critico e di osservazione e consente di moltiplicare le voci, creare curiosità e costituire, anno dopo anno, una banca dati a disposizione degli stessi bambini-autori, invitati a proporre idee e soluzioni in qualità di futuri cittadini protagonisti e sperimentatori della vita ambientale del loro pianeta.

2528 i partecipanti a questa quarta edizione, di cui oltre 600 sono stati presenti alla manifestazione, partendo da tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, ad ore improbabili, per raggiungere Monte Porzio Catone, alle porte di Roma.

Una giornata intensa, condotta con umorismo ed entusiasmo da Stefano Apuzzo, giornalista e scrittore, che ha incoronato i migliori “reporter verdi”, tra premi, medaglie e menzioni speciali. A consegnare i premi c'era la giuria di professionisti dell'informazione e ambientalisti, presieduta dal direttore dell'agenzia Ansa Luigi Contu, che ha voluto essere presente alla cerimonia.

Sono stati premiati i primi tre classificati di ogni sezione - articoli, foto/video, tg/giornali, lavori creativi - per ciascuna delle tre fasce del concorso: “Mi scappa l’acqua” - 5-9/10 anni, “Diritto d’acqua” - 10 -13/14 anni e “Yellow è megliou” - 14-18/19 anni. Per citare solo alcuni dei primi classificati, primi ex aequo per la sezione creativa dei più piccoli, cinque bambini rom del “villaggio attrezzato” di via di Salone, a Roma, premiati dal Segretario della Fnsi Roberto Natale che ha invitato i piccoli a continuare a scrivere e comunicare la loro cultura e le loro tradizioni all'esterno attraverso le loro stesse parole. I piccoli hanno realizzato un “calendario dell’acqua illustrato plurilingue” in italiano, inglese, romeno e romanes, la lingua zingara che vive di sola tradizione orale, aggiudicandosi il primo posto della sezione. “È stato molto bello e ci siamo divertiti ad usare tutti i materiali diversi per fare il nostro calendario”. I piccoli vincono una visita alla redazione di Repubblica.it, offerta dal condirettore Giuseppe Smorto che i Giornalisti nell'Erba hanno incontrato e intervistato lo scorso aprile al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. “Una bellissima opportunità”, dicono gli operatori di Ermes cooperativa sociale che cura la scolarità dei ragazzi del campo. Francesco Toscani, III media a Como Centro, ha vinto, invece, il primo premio della sezione creativa “Diritto d’acqua” - ex aequo con due classi elementari della scuola San Nilo di Grottaferrata - interpretando il tema con lo scritto “Testamento del lago di Como” che, a dispetto del titolo, è “un invito al lago, così bello e così importante, a sopravvivere”. Ma anche una piccola meditazione filosofica, anche se l'autore, modestamente, nega. I ragazzi di Grottaferrata, invece, hanno creato due libri a fumetti che hanno meritato la Targa della Provincia di Roma. Giorgia Darmanin, 18 anni, di Segrate, è la vincitrice della sezione “Yellow è megliou”, dedicata all'energia solare. Con un brillante filmato auto-interpretato e prodotto,si aggiudica anche il premio speciale assegnato dall’Ordine dei Giornalisti. “Sono molto felice di questa esperienza e di essermi messa alla prova, proprio per questa occasione, con un video: ideato, girato e montato. Mi sono divertita e sono lusingata di essere stata premiata da Ugo Armati, in rappresentanza dell'Ordine”.

L’Ordine dei Giornalisti ha inoltre assegnato un riconoscimento all’ideatrice di questo concorso nazionale per giovani giornalisti Paola Bolaffio che ha così espresso il suo compiacimento: “Sono molto onorata di aver ricevuto questo riconoscimento dal mio ordine professionale. Sono commossa, anche perché la scrivania con macchina da scrivere raffigurata dal premio mi ricorda proprio quella su cui ho scritto i miei primi articoli a Paese Sera, tanti anni fa”.

Francesca Ragno

venerdì 14 maggio 2010

Il caso degli stagisti Cotral: quando la politica non si ferma davanti alle "persone"


In questi giorni la stampa si è occupata del caso dei 172 aspiranti stagisti alla Cotral, la cui assunzione è stata bloccata al cambio della nuova amministrazione regionale. 172 disoccupati di tutte le età, 172 aspiranti stagisti presso la Cotral che speravano di poter lavorare per quattro mesi presso l'azienda di trasporti laziale con un rimborso spese sperando poi in una possibile assunzione. 172 persone che avrebbero dovuto iniziare il loro nuovo lavoro a partire dal mese di aprile dopo aver superato una prova scritta e una prova orale nella prima settimana di marzo su circa 350 candidati.

Invece improvvisamente giunge loro la comunicazione del Direttore del Dipartimento sociale della direzione regionale "lavori, pari opportunità e politiche giovanili" che impone ad ITALIA LAVORO, l'agenzia tecnica del Ministero del Lavoro che ha curato le selezioni dei stagisti, il blocco delle procedure per motivi di "opportunità".

Che cosa ha bloccato l'assunzione di questi aspiranti stagisti? Semplice il cambio di amministrazione regionale che nonostante le procedure di selezione espletate regolarmente affidate a un'agenzia ministeriale ha voluto verificare che tutto fosse regolare e che avesse la necessaria copertura finanziaria come si evince da un comunicato diffuso dal neo assessore ai trasporti Francesco Lollobrigida.

Queste “opportunità” da parte della Giunta regionale guidata da Renata Polverini di verificare la regolarità delle procedure di selezione nascono dal timore che l’avvio della stage previsto a cavallo delle elezioni fosse inficiato da raccomandazioni e clientelismo.

Spesso la politica, però, non si ferma a pensare che dietro gli “inciuci” e i legittimi sospetti ci sono delle persone e delle storie e dietro i 172 aspiranti stagisti Cotral ci sono 172 storie di cassa integrazione e disoccupazione.

Pietro, era un cameriere stagionale, che dovendo iniziare lo stage ha rinunciato alla stagione di catering appena iniziata trovandosi ora senza un lavoro: “ Io ho trovato l’annuncio della selezione per lo stage alla Cotral sul portale Info Job su internet e così anche tanti altri miei colleghi; mi sono iscritto al portale Italia Lavoro e ho passato la selezione. Sicuro di aver un lavoro per 4 mesi ora sono bloccato, sul portale Italia Lavoro risultiamo in servizio, ma non è così”

“Ci dicono che devono verificare le procedure per opportunità, abbiamo avuto la sfortuna di trovare l’annuncio del tirocinio sotto elezioni, ma posso garantire che tra i 172 tirocinanti ci sono ragazzi che votano i più svariati partiti, non ci sono legami politici” conclude Pietro.

Alessandro è disoccupato sperava di trovare occupazione dopo i 4 mesi di stage: “I tirocinanti dovevano essere assunti poi per il 70% in base alle esigenze dell’azienda ora debbono spiegarci perché non serviamo più!”.

Palmira, madre divorziata, rimasta senza lavoro dopo 22 anni di servizio in un’azienda colpita dalla crisi: “Mi sono dovuta ripiegare su un tirocinio ho un mutuo da pagare e un figlio da mantenere che anche lui non riesce a trovare lavoro!”.

Ancora Giulia, giornalista disoccupata: “ I grandi giornali non assumono più e da laureata e giornalista professionista devo sperare in un tirocinio per avere 500 euro al mese. Mi chiedo perché in Italia nessuno si schieri al fianco dei precari”.

Queste sono solo alcune testimonianze e con loro ci sono tante altre storie di cassa integrazione, di mobilità e di disoccupazione giovanile, di chi con la crisi ha visto portarsi via il lavoro, chi dopo tanti anni di studio non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro, situazioni che la politica non riesce a capire spazzando via 172 occasioni e possibilità di lavoro.

Gli aspiranti stagisti non si sono persi d'animo e hanno convocato un'assemblea lo scorso 10 maggio dove hanno preso parte i dirigenti della Cotral, presidente, Domenico De Vincenzi, l'amministratore delegato, Franco Cervi, accompagnato da una parte del CDA e il direttore del personale, Vincenzo Maccauro. In rappresentanza delle istituzioni erano presenti l'assessore dei trasporti per la Provincia, Amalia Colaceci e l'ex assessore al lavoro della Regione Lazio, Alessandra Tibaldi, in sala anche il consigliere regionale di opposizione Tonino D'Annibale e i rappresentanti sindacali.

In sala tante persone che vedevano nello stage una prospettiva di lavoro per ricominciare a sperare: Pietro, cameriere precario, che dovendo iniziare lo stage ha rinunciato alla stagione di catering appena iniziata trovandosi ora senza un lavoro; Alessandro che disoccupato sperava di trovare occupazione dopo i 4 mesi di stage dovendo essere gli stagisti assunti poi per il 70% in base alle esigenze dell'azienda; Palmira, madre divorziata, rimasta senza lavoro dopo 22 anni di servizio in un'azienda colpita dalla crisi con un mutuo da pagare e ancora Giulia giornalista disoccupata che si è chiesta perchè in Italia nessuno si schieri al fianco dei precari e con loro tante altre storie di cassa integrazione, di mobilità e di disoccupazione giovanile.

Il presidente della Cotral Domenico De Vincenzi si è detto sbalordito di quanto stia accadendo con gli stagisti ledendo anche l'immagine della società di trasporti: "Questo progetto è iniziato ben prima della campagna elettorale, la Cotral in questi quattro anni ha assunto mille persone e operato per contrastare la crisi. Abbiamo tutte le carte in regola per dimostrare la nostra politica aziendale. Noi non sappiamo perchè questi tirocini sono stati sospesi. Le opportunità giustificate dalla Regione Lazio non sono nè una motivazione politica, nè una motivazione giuridica. Agiremo per vie legali per tutelarci essendo danneggiati da questa situazione di stallo".

"Il nuovo assessore Lollobrigida ci ha chiesto la documentazione delle procedure di selezioni e le coperture finanziarie, ma noi non c'entriamo nulla con la selezione degli stagisti è stata curata da Italia Lavoro tramite il Ministero del Lavoro e la copertura finanziaria è prevista dal bilancio regionale. Noi abbiamo bisogno del personale che al momento non è assunto necessitiamo di verificatori, operai, amministrativi. Non esiste nessuna opportunità, noi abbiamo bisogno del personale" ha concluso il presidente Cotral.

Anche gli interventi politici e istituzionali si sono schierati accanto degli stagisti. Amalia Colaceci, assessore ai trasporti della Provincia di Roma, ha rivendicato la quota del 13% della Cotral posseduta dalla Provincia di Roma e ha posto l'attenzione sulla necessità di continuare l'attività amministrativa anche al cambio di colore politico della Regione e si è detta convinta della correttezza delle procedure così come anche poi ribadito in un comunicato stampa diffuso dalla Provincia: "Lasciare queste persone senza certezze è una cosa indecorosasoprattutto in un momento economico così difficile. Come Provincia di Roma, che è anche socio di Cotral Spa, posso testimoniare che la procedura per gli stage è stata iniziata un anno prima della scadenza elettorale e sta dentro un'iniziativa della precedente amministrazione regionale per le politiche attive del lavoro ben più ampia".

Molto dura Alessandra Tibaldi, ex assessore al lavoro della Regione Lazio: " La nuova Presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha soppresso il dirigente del settore delle politiche sociali e al momento non c'è nessuno che autorizza le casse integrazioni, che purtroppo ci sono in queste settimane. Al momento si stanno bloccando 172 opportunità di lavoro" e inoltre ha sottolineato la correttezza delle procedure affidate ad un ente esterno come Italia Lavoro che è l'agenzia tecnica più professionale nel settore e le coperture finanziarie sono inoltre garantite dal fondo sociale europeo e da uno stanziamento regionale di settecento mila euro.

Gli aspiranti stagisti hanno concluso l'assemblea dandosi appuntamento per il 17 maggio, di fronte alla sede centrale del Cotral SpA per un sit in di protesta, alle ore 10 in via Bernardino Alimena, 105 oltre a promettere azioni legali in caso di uno protrarsi dello stallo della situazione.

Francesca Ragno

mercoledì 12 maggio 2010

Lippi svela i 30 preconvocati al Mondiale


Nessuna sorpresa nella lista dei trenta preconvocati al mondiale in Sudafrica. La lista diramata dal Ct della nazionale Marcello Lippi è da ritenersi vincolante, a meno di infortuni dell’ultimo minuto. Non ci sono Totti, Cassano e Balotelli né tantomeno Amauri e Miccoli di cui tanto si era parlato negli ultimi mesi. Unica sorpresa in tono minore: fuori Legrottaglie e dentro il giovane del Villareal Giuseppe Rossi. Per difendere il titolo mondiale conquistato nel 2006 Lippi, allora ci proverà con l’astro nascente del calcio italiano, omonimo di quel Paolo Rossi che tanto fece sognare gli italiani nel 1982. Questa la lista dei preconvocati-.

Portieri: Buffon, De Sanctis, Marchetti, Sirigu. Difensori: Bocchetti, Bonucci, Cannavaro, Cassani, Chiellini, Criscito, Grosso, Maggio, Zambrotta. Centrocampisti: Camoranesi, Candreva, Cossu, De Rossi, Gattuso, Marchisio, Montolivo, Palombo, Pepe, Pirlo. Attaccanti: Borriello, Di Natale, Gilardino, Iaquinta, Pazzini, Quagliarella, Rossi.

Da questi trenta nomi, il 18 maggio, il Ct Marcello Lippi sceglierà la lista definitiva dei 23 convocati più quattro riserve. Consegna della lista ufficiale il primo giugno alla Fifa. Sono sette i tagli da effettuare. Particolarmente interessante la dichiarazione del presidente della Figc Giancarlo Abete sul futuro commissario tecnico della nazionale.

"Cesare Prandelli è un tecnico che mi piace. Ho sempre detto che è molto preparato. Ma come lui ce ne sono altri". Abete ha poi ribadito l'apprezzamento per l'allenatore della Fiorentina: "Prandelli mi piace, ma come lui anche altri. Mi viene in mente Ancelotti, che ha dimostrato le sue qualità con la vittoria della Premier sulla panchina del Chelsea". Il presidente federale ha poi detto che prima della partenza per il Sudafrica si scioglierà “ogni nodo sull'assetto tecnico dell'Italia fermo restando che se Lippi dovesse decidere di prolungare il proprio rapporto con la Federazione sarebbe in cima alle nostre priorità".

Luigi Brindisi

lunedì 22 marzo 2010

Blocco Studentesco: tra obiettivi e fatti un abisso


Si parla tanto delle nuove strategie elaborate dal “Blocco Studentesco”, finalizzate al miglioramento della qualità della vita degli studenti universitari e delle scuole superiori.
Elemento centrale nel programma del “Blocco Studentesco” è la contrarietà a qualsiasi proposta che permetta la trasformazione delle università italiane in fondazioni di diritto privato. “Questa trasformazione non sembra altro che una giustificazione dei tagli effettuati dal Governo” - si legge nel programma dell’associazione - “funzionali ad una futura privatizzazione dell’intero sistema universitario”. E’ perfettamente condivisibile pertanto una preoccupazione in particolare: si corre il rischio di penalizzare Facoltà che non suscitano un particolare interesse economico, come ad esempio la Facoltà di Lettere Classiche, che non rappresenta un business, ma esclusivamente una parte della nostra cultura da preservare al di fuori di ogni speculazione.

Non di minor valore è l’obiettivo numero 7 del programma del “Blocco Studentesco”, denominato “Progetto Fratello Sole” e finalizzato allo sviluppo dell’energia solare. Questa iniziativa rappresenta una vera e propria novità nel nostro paese, che inizia oggi ad assumere consistenza grazie ai finanziamenti europei. Il progetto prevede, tra le altre cose, la realizzazione di opuscoli informativi da distribuire nelle facoltà e la creazione di un manifesto firmato dal Senato Accademico per una maggiore sensibilizzazione su queste tematiche, ricordando che le Università godono, oltre ai normali finanziamenti, di un ulteriore incentivo del 5% per l’installazione di pannelli fotovoltaici.

Tutto condivisibile - sembrano proposte uscite dal “Libro Cuore” - se non fosse che l’attività concreta dei partecipanti al “Blocco Studentesco” non sempre viene esplicata in una sfera di piena legittimità. Prima di tutto, crea molte preoccupazioni il legame esistente con “Casa Pound Italia”, evidenziato dall’organizzazione stessa. “Blocco Studentesco” è infatti il movimento giovanile di “Casa Pound Italia”, associazione che oltre ad elaborare programmi teorici come quelli del “Mutuo Sociale”, dal 2003 è attiva nell’organizzazione delle occupazioni di appartamenti. Azioni discutibili dal punto di vista legale o meglio, senza inutili giri di parole, del tutto illegali.
Inoltre, in passato, sono sorte polemiche a causa del coinvolgimento di alcuni studenti appartenenti al “Blocco Studentesco” in azioni aggressive, come quelle verificatesi nell’ottobre del 2008 a Piazza Navona durante un corteo di protesta contro il decreto Gelmini e la riforma della scuola.

Sicuramente, molti studenti potranno trarre dalla propria esperienza una valutazione più diretta dell’operato del “Blocco Studentesco”. Io stesso sono stato testimone di due episodi: in occasione delle elezioni della Consulta Provinciale del Lazio, mi candidai nel mio liceo con una lista autonoma, contrapponendomi ad una mia coetanea iscritta al “Blocco”. A causa della mia discesa in campo dell’ultimo momento, l’atmosfera nella scuola si riscaldò significativamente. Quando si accorsero che avevo qualche chance di vittoria, tre studenti del Blocco Studentesco, molto più grandi di me ed estranei alla scuola, mi avvicinarono dicendomi senza molte perifrasi che sarebbe stato meglio se mi fossi ritirato dalla competizione. In quella circostanza fecero molta attenzione che non ci fossero testimoni e mi circondarono minacciosamente. Non mi ritirai, ma l’episodio mi diede la consapevolezza dell’ampia diffusione del ricorso alla violenza ed all’intimidazione tra i giovani, anche in occasioni in cui il vero senso della competizione si manifesta semplicemente in un confronto democratico di progetti ed idee in favore della scuola.

Vorrei raccontare anche un altro episodio, non meno significativo. Si tratta di una storia che mi è stata raccontata dallo stesso protagonista, un ragazzo di 17 anni appartenente al “Blocco Studentesco”, venuto a conoscenza del fatto che alcuni ragazzi di un liceo lo apostrofavano alle spalle come un individuo che si comportava in maniera violenta, arrivando anche a minacciare con armi i suoi interlocutori, in particolare quando si trovava in difficoltà in una conversazione. Lui stesso mi disse che per vendicarsi delle accuse, ed al fine di dimostrare che erano false, si scagliò contro i ragazzi che lo accusavano di comportamento violento, provocando loro delle lesioni. Si può solo dire che è stato coerente con se stesso.

Ovviamente, questi sono soltanto due esempi ed esisteranno tanti giovani aderenti al “Blocco” con i quali è possibile dialogare democraticamente. Appare tuttavia indubbio un approccio di fondo, proprio di alcuni membri del movimento, non esattamente apostrofabile come sereno e pacifico.

Francesco De Ficchy

mercoledì 3 febbraio 2010

Frank Serpico, un eroe dimenticato


“Through my appearance here today... I hope that police officers in the future will not experience the same frustration and anxiety that I was subjected to for the past five years at the hands of my superiors because of my attempt to report corruption... We create an atmosphere in which the honest officer fears the dishonest officer, and not the other way around... The problem is that the atmosphere does not yet exist in which honest police officers can act without fear of ridicule or reprisal from fellow officers”. (Frank Serpico)

“Attraverso la mia presenza qui oggi... Spero che gli agenti di polizia in futuro non debbano più provare la stessa frustrazione e la stessa ansia che ho dovuto sopportare negli ultimi cinque anni per mano dei miei superiori a causa del mio tentativo di segnalare la corruzione... Si crea un'atmosfera in cui l’agente onesto teme quello disonesto, e non viceversa... Il problema è che non esiste ancora un’atmosfera in cui gli agenti di polizia onesti possano agire senza paura della derisione o della rappresaglia dei colleghi”. (Frank Serpico)

Frank Serpico. Questo nome farà certamente drizzare le orecchie a numerosi lettori, specialmente - e non me ne vogliano - a quelli più avanti con gli anni. In molti conoscono le sue vicende, per alcuni il detective di New York è addirittura una leggenda. Gli storici potrebbero etichettarlo come un personaggio minore della storia americana del ‘900. Un uomo le cui gesta, immortalate in qualche film hollywoodiano ed in mediocri fiction di serie B, sarebbero insignificanti rispetto alla grandezza degli eventi che hanno caratterizzato la storia dell’umanità.
Forse coglierebbero pure nel segno, ma non potrebbero mai trovarmi d’accordo. Anche se l’uomo è piccolo, l’ideale che incarna è troppo forte per cadere nell’oblio ed inevitabilmente si trova a rimanere fuori dalle barriere del tempo e dello spazio. Racconterò in breve la sua incredibile storia.

A cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ‘70 l’agente Frank Serpico, figlio di immigrati italiani negli USA, ha avuto il coraggio ed il merito di scoperchiare la pentola della corruzione, diffusa ed irradiata capillarmente negli ambienti della polizia newyorchese, lottando contro tutto e tutti. La sua missione lo portò a scontrarsi, in un ambiente omertoso ed ostile, contro i muri di gomma eretti dalle principali istituzioni, insofferenti di fronte alle reiterate denunce del poliziotto italoamericano.
Soltanto il mondo del giornalismo, probabilmente per mera convenienza, diede credito alla denuncia e rese pubblico lo scandalo. Frank arrivò persino a rischiare la propria vita, quando, nel 1971, fu colpito alla testa da un colpo di pistola durante un’operazione di polizia. Gli agenti che erano con lui - che probabilmente l’avrebbero voluto morto, come gran parte dei membri della polizia di New York - non chiamarono tempestivamente i soccorsi. Ma l’agente Serpico sopravvisse e dopo un periodo di convalescenza si presentò presso la commissione Knapp - istituita ufficialmente allo scopo di punire i colpevoli, ma de facto con la finalità di tranquillizzare l’opinione pubblica - testimoniando la sua vicenda. Qualche tempo dopo, avvilito ed in serio pericolo per una possibile vendetta, lasciò gli Stati Uniti per la Svizzera, dove visse alcuni anni grazie ai proventi del film sulla sua storia (diretto da Sidney Lumet ed interpretato magistralmente da Al Pacino).

Serpico è un eroe. Ma come capita spesso agli eroi dei nostri tempi, alla fugace gloria ed alle celebrazioni del momento - figlie anch'esse della società e del sistema mediatico dell'epoca contemporanea - segue un inevitabile declino. Attenzione, però. Sarebbe inappropriato e semplicistico definire Serpico come un personaggio decaduto, da rimembrare soltanto per la fama mediatica. A fortiori, considerando il deficit di valori della nostra cara, vecchia società. Nulla cambia, se non sono gli uomini a volerlo.

Serpico ha sacrificato i propri affetti, l’amato lavoro, mettendo a repentaglio persino la sua stessa vita. Il tutto, per un unico ideale di giustizia. L'ostinata ricerca della verità lo ha portato all'alienazione, a dover lasciare il suo paese ed il lavoro che tanto amava. Dall’ipocrisia delle cerimonie pubbliche all’abbandono più totale. Ai più era scomodo, troppi lo avevano inviso.
Oggi vive con la sua compagna, da vero e proprio eremita, in una baracca costruita nella foresta a nord dello stato di New York. L’agente “mastino” non ha perso l’amore per la giustizia e la verità. Non ha smesso mai di crederci. Dal suo piccolo eremo, mantiene i contatti con la civiltà attraverso un blog, dove denuncia quasi quotidianamente le violenze e le ingiustizie dell’America.
C’è chi lo definirebbe un anticonformista, un patetico sognatore, uno svitato. Ce ne fossero altri di svitati come lui, oggi vivremmo in un mondo migliore.

Alessio Lannutti