mercoledì 3 febbraio 2010

Frank Serpico, un eroe dimenticato


“Through my appearance here today... I hope that police officers in the future will not experience the same frustration and anxiety that I was subjected to for the past five years at the hands of my superiors because of my attempt to report corruption... We create an atmosphere in which the honest officer fears the dishonest officer, and not the other way around... The problem is that the atmosphere does not yet exist in which honest police officers can act without fear of ridicule or reprisal from fellow officers”. (Frank Serpico)

“Attraverso la mia presenza qui oggi... Spero che gli agenti di polizia in futuro non debbano più provare la stessa frustrazione e la stessa ansia che ho dovuto sopportare negli ultimi cinque anni per mano dei miei superiori a causa del mio tentativo di segnalare la corruzione... Si crea un'atmosfera in cui l’agente onesto teme quello disonesto, e non viceversa... Il problema è che non esiste ancora un’atmosfera in cui gli agenti di polizia onesti possano agire senza paura della derisione o della rappresaglia dei colleghi”. (Frank Serpico)

Frank Serpico. Questo nome farà certamente drizzare le orecchie a numerosi lettori, specialmente - e non me ne vogliano - a quelli più avanti con gli anni. In molti conoscono le sue vicende, per alcuni il detective di New York è addirittura una leggenda. Gli storici potrebbero etichettarlo come un personaggio minore della storia americana del ‘900. Un uomo le cui gesta, immortalate in qualche film hollywoodiano ed in mediocri fiction di serie B, sarebbero insignificanti rispetto alla grandezza degli eventi che hanno caratterizzato la storia dell’umanità.
Forse coglierebbero pure nel segno, ma non potrebbero mai trovarmi d’accordo. Anche se l’uomo è piccolo, l’ideale che incarna è troppo forte per cadere nell’oblio ed inevitabilmente si trova a rimanere fuori dalle barriere del tempo e dello spazio. Racconterò in breve la sua incredibile storia.

A cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ‘70 l’agente Frank Serpico, figlio di immigrati italiani negli USA, ha avuto il coraggio ed il merito di scoperchiare la pentola della corruzione, diffusa ed irradiata capillarmente negli ambienti della polizia newyorchese, lottando contro tutto e tutti. La sua missione lo portò a scontrarsi, in un ambiente omertoso ed ostile, contro i muri di gomma eretti dalle principali istituzioni, insofferenti di fronte alle reiterate denunce del poliziotto italoamericano.
Soltanto il mondo del giornalismo, probabilmente per mera convenienza, diede credito alla denuncia e rese pubblico lo scandalo. Frank arrivò persino a rischiare la propria vita, quando, nel 1971, fu colpito alla testa da un colpo di pistola durante un’operazione di polizia. Gli agenti che erano con lui - che probabilmente l’avrebbero voluto morto, come gran parte dei membri della polizia di New York - non chiamarono tempestivamente i soccorsi. Ma l’agente Serpico sopravvisse e dopo un periodo di convalescenza si presentò presso la commissione Knapp - istituita ufficialmente allo scopo di punire i colpevoli, ma de facto con la finalità di tranquillizzare l’opinione pubblica - testimoniando la sua vicenda. Qualche tempo dopo, avvilito ed in serio pericolo per una possibile vendetta, lasciò gli Stati Uniti per la Svizzera, dove visse alcuni anni grazie ai proventi del film sulla sua storia (diretto da Sidney Lumet ed interpretato magistralmente da Al Pacino).

Serpico è un eroe. Ma come capita spesso agli eroi dei nostri tempi, alla fugace gloria ed alle celebrazioni del momento - figlie anch'esse della società e del sistema mediatico dell'epoca contemporanea - segue un inevitabile declino. Attenzione, però. Sarebbe inappropriato e semplicistico definire Serpico come un personaggio decaduto, da rimembrare soltanto per la fama mediatica. A fortiori, considerando il deficit di valori della nostra cara, vecchia società. Nulla cambia, se non sono gli uomini a volerlo.

Serpico ha sacrificato i propri affetti, l’amato lavoro, mettendo a repentaglio persino la sua stessa vita. Il tutto, per un unico ideale di giustizia. L'ostinata ricerca della verità lo ha portato all'alienazione, a dover lasciare il suo paese ed il lavoro che tanto amava. Dall’ipocrisia delle cerimonie pubbliche all’abbandono più totale. Ai più era scomodo, troppi lo avevano inviso.
Oggi vive con la sua compagna, da vero e proprio eremita, in una baracca costruita nella foresta a nord dello stato di New York. L’agente “mastino” non ha perso l’amore per la giustizia e la verità. Non ha smesso mai di crederci. Dal suo piccolo eremo, mantiene i contatti con la civiltà attraverso un blog, dove denuncia quasi quotidianamente le violenze e le ingiustizie dell’America.
C’è chi lo definirebbe un anticonformista, un patetico sognatore, uno svitato. Ce ne fossero altri di svitati come lui, oggi vivremmo in un mondo migliore.

Alessio Lannutti

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