mercoledì 18 novembre 2009

Il grande silenzio di chi? Degli intellettuali


Il 28 ottobre scorso il noto intellettuale e docente universitario Alberto Asor Rosa è stato ospite dell'iniziativa organizzata dall'associazione Eureka e il circolo culturale Enrico Berlinguer presso la suggestiva sala conferenze del museo civico di Albano Laziale per presentare il suo ultimo lavoro, il libro-intervista “Il Grande Silenzio”.

Un lungo colloquio raccolto dalla giornalista di Repubblica Simonetta Fiori che fa il punto della situazione sul ruolo degli intellettuali partendo dall'Ottocento fino ai giorni nostri, che si snoda in un percorso che vede due protagonisti, l'intervistato e l'intervistatore, attraverso una serie di domande creando non un semplice saggio, ma un intreccio di riflessioni e di vita vissuta. L'aspetto centrale del libro appare il modo in cui il prof. Asor Rosa riflette sul tema degli intellettuali e il suo vivere la questione analizzandola e raccontandola in modo pratico di come il suo essere intellettuale si sia intrecciato con la storia italiana degli ultimi cinquanta anni.

“La storia degli intellettuali italiani ha avuto un grande valore molto prima dell'Unità Nazionale, sono stati capaci di cementificare il sentimento unitario del Paese – esordisce così Asor Rosa per dare l'avvio alla presentazione del suo libro – e dopo la prima infanzia dello stato essi sono stati capaci di fare un lavoro di supplenza ed integrazione al lavoro dei politici.”

Negli ultimi venti anni si è assistito, invece, ad un allentamento del rapporto tra classe intellettuale e politica fino a portare a quello che il titolo del libro individua il grande silenzio della cultura italiana. C'è da chiedersi perché? Ci sono le responsabilità dei politici e del mondo della cultura ha spiegato Asor Rosa. “Si è verificata una settorializzazione della ricerca intellettuale che ha rinunciato a presentarsi come protagonista dei cambiamenti politici ed istituzionali. Dall'altro lato il ceto politico è diventato sempre più autoreferenziale, più intento a risolvere i problemi del Paese nella sua cerchia di ceto politico”
“Questo per due ragioni di motivazioni. – continua Alberto Asor Rosa – L'intreccio fra politica e cultura era favorito dalle grandi ideologie portatrici di grandi idee generali, mentre ora la politica ha un orizzonte molto ravvicinato. Inoltre in un modo globalizzato le categorie intellettuali sono trascese con un'assenza di opzioni culturali nell'orizzonte quotidiano”.

Alla domanda del pubblico chi è l'intellettuale, la risposta è stata diversa a seconda del periodo storico: “ Il lavoro intellettuale ha avuto un forte sviluppo con due fenomeni storici, il secolo dei lumi e la rivoluzioni industriale, era una vera e propria classe sociale capace di parlare di tutto, invece ora l'intellettuale è un grande specialista che proietta le sue conoscenze sul piano sociale, come Max Weber e Norberto Bobbio”.

Ora nel legame tra politica e cultura si è innestata anche la crisi della democrazia italiana in cui le forze politiche non sono riuscite a dare risposta alla tradizione e ai rapporti istituzionali e anche il dato di fatto che ci sono strumenti di espressione limitati per gli intellettuali su tutti i mezzi di comunicazione dove il circuito informativo della cultura è molto stretto.

Cosa fare allora per gli intellettuali per non cedere alla tentazione del “grande silenzio”? Asor Rosa apre con l'ultima questione da parte del pubblico in sala altri spunti di riflessione: “ L'opinione pubblica e la sua parte intellettuale non può cedere alla tentazione e deve reagire attraverso una resistenza positiva. Se non si trova più spazio per gli intellettuali singoli bisogna rafforzare gli intellettuali collettivi come la scuola e l'università. Specialmente la scuola rappresenta l'unico tessuto istituzionale in permangono alcune categorie positive (l'identità nazionale, la tradizione e il rispetto delle istituzioni). Bisogna mantenere attivo il circuito tra politica, cultura, intelligenza ed impegno mantenendo vive la scuola e l'università.”

Certamente degli intellettuali ha bisogno la politica nostrana per recuperare il suo spessore, forse lo chiede la politica stessa che escano dal loro “grande silenzio” e tornino a parlare e dire la loro. Staremo a vedere se i due mondi della politica e cultura torneranno di nuovo a prendere contatti e corteggiarsi a vicenda.

Francesca Ragno

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