domenica 15 novembre 2009

Cesare Battisti accusa il governo: “Mi vogliono in Italia come trofeo”


Momenti decisivi per le sorti dell'ex militante dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo), in attesa della decisione sulla richiesta d'estradizione formulata dal governo Berlusconi che sarà a breve discussa dalla Corte Suprema Federale del Brasile, paese dove Battisti è attualmente accolto come rifugiato politico. Battisti è ritenuto colpevole di 4 omicidi tra il 1978 e il 1979: in tre di essi è statoi riconosciuto concorrente nell’esecuzione, e condannato all’ergastolo con sentenze passate in giudicato.

Ciò che sta scuotendo l'opinione degli scettici è capire fin dove lo status di rifugiato politico possa arrivare a rendere immune un individuo, discussione al limite tra il sempre più sottile confine tra giurisprudenza e politica. Secondo la definizione di "Wikipedia", è rifugiato politico chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazioni politiche, religiose o razziali dal proprio Paese, e che di conseguenza è accolto come rifugiato in un paese straniero.

Cesare Battisti è stato condannato per l'uccisione di un macellaio nel corso di una rapina, reato che non rientra nello spettro di indennità di cui un rifugiato politico gode. La sentenza, peraltro, non è esente da dubbi, poichè resta presente l'ipotesi di un compromesso tra gli altri imputati: Battisti è stato condannato in contumacia attraverso la testimonianza accusatoria dei due ex militanti pentiti, che hanno in tal modo ottenuto una sensibile riduzione della pena, solo 15 anni rispetto all'ergastolo del compagno fuggito.

E' quindi giusto che gli sia concesso un rifiuto per la richiesta di estradizione? La mia personale opinione è che questa richiesta sia una falsa rivendicazione di giustizia mascherata con fin troppo evidenti motivazioni politiche da parte del governo Berlusconi, alla costante ricerca di facili clamori per esaltarsi di fronte al cieco elettorato.

La discussione andrebbe invece affrontata con occhi diversi, apolitici, cercando di capire se una scelta di azione politica possa arrivare ad esser considerata tanto importante da porre in secondo piano la vita di un essere umano. Le vittime degli omicidi di cui Battisti è accusato (come omicida e come concorrente) hanno una famiglia che li rimpiange e che è in attesa di giustizia. E' questo il corretto spirito con cui affrontare la vicenda, e non, come lo stesso Battisti ha dichiarato, quello di cercare un misero "trofeo" politico con cui gonfiare dibattiti televisivi e la prossima propaganda elettorale, aggiungo io.

Non bisogna giudicare il Battisti politico, ma la sua azione, che anche se portata avanti secondo motivazioni profonde e che vanno al di là del crudo gesto criminale, in un paese civile non può esser perdonata.

P.S.
Quando politica e giurisdizione si confondono, muore la democrazia. Sarebbe bene che alcuni politici in primis, lo ricordassero più spesso.

P.P.S.
Quest'articolo non vuole giudicare il Battisti uomo e pensatore, politico e intellettuale (autore di scritti e riflessioni apprezzate con ampio seguito anche all'estero), ma quella che è una oggettiva richiesta di estradizione per crimini commessi, indipendentemente dal fine che li ha motivati.

Marco Montoro

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