sabato 27 giugno 2009

Michael Jackson ci ha lasciati


Troppo spesso il giornalismo di largo consumo si perde nel raccontare la ciclicità e monotonia della vita di tutti i giorni. La logica di mercato viene a prevalere sulla qualità del prodotto editoriale, quasi che l’informazione fosse una misera merce da saper piazzare al primo venuto.

Di fronte ad eventi di notevole rilevanza economica, politica, sociale, culturale, la situazione viene tesa allo spasimo, in qualche caso addirittura esasperata. E’ una corsa contro il tempo. Nel mondo dei media vince il più lesto, non vi è spazio per chi tenta un approccio ragionato agli eventi della quotidianità. Sì cari colleghi, stiamo diventando tutti pseudo-scribacchini che tessono frettolosamente trame su sterili canovacci gettati là alla bell’e meglio.

La terribile notizia della morte di Michael Jackson, che ha sconvolto il mondo della musica e dello spettacolo, non ha fatto - ahimè - eccezione a quanto detto finora. La stampa (italiana in particolare) ha perso l’ennesima occasione per evitare una magra figura. Negli ultimi momenti di vita del "re del pop" alcuni importanti media, quando il condizionale era d’obbligo, hanno ben pensato di fare le illazioni più disparate senza citare le fonti, salvo poi tornare sui propri passi dopo alcune ore.

Riteniamo più rispettoso lasciare da parte cronache “minuto per minuto”, facili polemiche e “coccodrilli” di circostanza da quattro soldi. Il nostro compito è informare ed esprimere un’opinione soggettiva sull’evento, sempre con la finalità ultima di conoscere il pensiero dei nostri lettori. Preferiamo ricordare Michael “a mente fredda”, sorvolando sui dettagli della sua prematura scomparsa. Non siamo inquirenti, né abbiamo la pretesa di esser tali: la ricostruzione di simili eventi spetta esclusivamente alle autorità competenti.

L'aspetto patologico della questione sta proprio nel metodo di approccio alla notizia da parte dei giornalisti. L’interesse di gran parte del mondo dell’informazione è sembrato ricadere più sugli aspetti della vita privata che potrebbero aver cagionato la tragica fatalità, che sulla doverosa celebrazione dell’artista. Probabilmente, qualcuno nella "stanza dei bottoni" deve aver maturato la convinzione che - anche dopo parecchi anni di rodaggio - il principio dello “sbatti il mostro in prima pagina” riesca sempre a far vendere bene.

Michael Jackson era un personaggio controverso. Nel bene o nel male ha sempre stupito e fatto discutere. Non era uno qualunque. Un eterno “Peter Pan” strappato troppo presto alla sua infanzia e gettato in pasto al pubblico, alla critica ed alle enormi pressioni dell’ambiente musicale. Il “re del pop” ha avuto una lunghissima e gloriosa carriera, caratterizzata da un susseguirsi sistematico di alti e bassi. Ha abdicato soltanto di fronte all’inevitabilità della morte, a dimostrazione che lo show business crea dei fenomeni ed al contempo ne segna il destino, fino all’inevitabile declino.

Michael ci mancherà. Lo testimoniano gli innumerevoli messaggi dei fan, provenienti da ogni angolo del globo. La sua musica, apprezzata da persone di tutte le età, ha rivoluzionato il concetto stesso del genere “pop” ed influenzato la produzione successiva.

Personalmente, ritengo condivisibile il pensiero di chi afferma l’immortalità dei grandi personaggi della nostra società. Si muore soltanto quando si viene dimenticati. Se è davvero così, la stella di Jacko brillerà realmente in eterno nel firmamento delle celebrità.

Prima di concludere è opportuno riportare un'altra triste notizia. La morte di Michael Jackson ha fatto passare in secondo piano la scomparsa di Farrah Fawcett, celebre attrice degli anni '70 nota al grande pubblico per il suo ruolo in "Charlie's Angels", stroncata da una lunga malattia. Mi sembra doveroso ricordare anche lei.

Alessio Lannutti

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