venerdì 30 ottobre 2009
L'inceneritore più grande d'Europa che fine farà?
La giunta Marrazzo aveva previsto la costruzione del più grande impianto di termovalorizzazione d'Europa ad Albano, cittadina dei Castelli Romani, nonostante l'opposizione delle popolazioni locali. Ora dopo le dimissioni del Presidente quale sarà il destino di questo quarto impianto di incenerimento dei rifiuti del Lazio?
Appena dieci giorni fa migliaia di cittadini di Albano sono scesi in piazza con un solo intento e con un solo motto: "L'inceneritore non glielo faremo costruire!". Ma a quale inceneritore si oppongono i cittadini di Albano? L'opposizione è rivolta alla costruzione del quarto impianto di termovalorizzazione del Lazio, il più grande d'Europa che dovrebbe sorgere a pochi chilometri di distanza da quello di Colleferro, da quello di Malagrotta e dalla turbogas di Aprilia in un territorio quello dai Castelli Romani, noti in tutto il mondo per la bellezza dei territori e le eccellenze dei prodotti enogastronomici.
Il termovalorizzatore in questione sarà un gassificatore che produrrà energia elettrica e verrà alimentato in ingresso dal cosiddetto Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti), ovvero tutto quel materiale riciclabile come carta, legno, plastica, stracci e gomma, arricchito di carbon cock. A supporto della struttura verrà realizzata un'ulteriore cava nella discarica di Roncigliano, destinata a ospitare i rifiuti speciali di scarto dell'incenerimento, i cui costi di mineralizzazione e vetrizzazione (ossia la trasformazione in vetro) sarebbero troppo alti da sostenere.
I comitati cittadini hanno presentato numerosi ricorsi al Tar per chiedere la sospensione della valutazione d’impatto ambientale in un primo momento negativa, ma improvvisamente diventata positiva dopo l’intervento dell’assessore ai rifiuti della Regione Lazio Di Carlo, destituito un anno fa dopo i servizi della trasmissione Report che lo vedevano in stretta comunanza con l'avvocato Cerroni proprietario della discarica di Malagrotta di Roma e del gruppo Coema che insieme all'AMA e ad Acea dovrà costruire l'impianto di termovalorizzazione di Albano.
La domanda che ci si pone: conviene costruire un quarto impianto di termovalorizzazione che brucerebbe solo il 6% dei rifiuti e il restante 94% conferito in discarica? La risposta della Regione è stata che magari la carta si può riciclare, ma la plastica non tutta e allora meglio bruciare tutto! I cittadini albanensi non si danno per vinti, la costruzione dell'inceneritore sarebbe l'ennesima beffa ambientale per un territorio che già da anni soffre di crisi ambientali: l'abbassamento drastico del lago, la carenza idrica con il razionamento dell'acqua settimanale, l'inquinamento dell'aria che secondo un’inchiesta dell’Espresso causa un alto tasso di tumori e malattie respiratorie al di sopra della media nazionale.
L'inceneritore sarebbe una beffa per i contadini della zona che si vedrebbero privati della salubrità dei terreni messi già a dura prova dalla decennale presenza della discarica di Roncigliano e per le aziende agricoli dei paesi circostanti che rischiano di perdere i marchi di qualità doc e igp perché l'Unione Europea vieta la presenza degli inceneritori vicino ai territori in cui si producono prodotti con marchi europei: un addio segnato per i vini frascati DOC e Velletri DOC? Chi lo sa!
Proprio per cercare di contrastare la costruzione di ciò che molti chiamano un “ecomostro” è partita la campagna Non Bruciamoci il Futuro (www.nonbruciamocilfuturo.org) che da mesi raccoglie firme per presentare una proposta di legge regionale che punti sul riciclaggio dei rifiuti e sulla raccolta differenziata e non sull'incenerimento visto che inoltre la quantità dei rifiuti prodotti nei Castelli Romani non sarebbe sufficiente per far funzionare a pieno ritmo un impianto così imponente e sarebbe necessario "importarli" da Roma (che ha già un inceneritore se pur ancora sequestrato dalla magistratura a Malagrotta) e forse dalla Campania.
Il clima elettorale alle porte di certo nei territori dei Castelli Romani non giocava a favore di Piero Marrazzo, vista la scelta di dare nel mese di agosto l’autorizzazione all’apertura dei cantieri del termovalorizzazione nonostante l'opposizione dei comitati e dello stesso consiglio comunale. Quindi, in contemporanea con lo scoppio dello scandalo che ha coinvolto il presidente della Regione Lazio, Bruno Astorre, Presidente del Consiglio regionale del Lazio e Carlo Ponzo, Presidente della Commissione Bilancio, avevano chiesto una sospensiva delle autorizzazioni dell’impianto di Albano visto tre ricorsi pendenti al TAR e visto che molti comuni hanno avviato già da tempo la raccolta differenziata finanziata dalla Provincia di Roma era meglio ripensare al progetto di termovalorizzatore, dove più che le ragioni politiche hanno sempre prevalso le ragioni economiche di società ed industriali e mai le ragioni della salute ambientale e dei cittadini.
Ora il presidente Marrazzo si è dimesso per lo scandalo e i ricatti che lo hanno coinvolto e sicuramente è il caso di chiederci: che destino avrà l'inceneritore di Albano? Verrà costruito? Si sospenderà l'iter di autorizzazione? Certo che con un presidente dimissionario e indisponibile si apre un grande enigma, che coinvolge migliaia di cittadini e la salubrità del loro ambiente. Auspichiamo che qualcuno fornisca una risposta, certa però e non una semplice affermazione di carattere elettorale che lascia il tempo che trova. Di sicuro infatti l'impianto di termovalorizzazione di Albano sarà uno dei punti centrali della prossima campagna elettorale che si prospetta alquanto pepata e agguerrita.
Francesca Ragno
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